Ogni giorno, i pesci allevati o pescati vengono trattati e macellati in maniera crudele. Lontano dagli occhi del pubblico, i pesci soffrono negli allevamenti intensivi e dopo essere stati pescati.
Al momento dell’acquisto presso supermercati e ristoranti di prodotti ittici maggiormente tutelati, sono molte le persone ad affidarsi alle informazioni riportate dalle cinque maggiori etichette di certificazione disponibili.
L’indagine condotta da Compassion in merito agli standard di benessere applicati da queste certificazioni ha però evidenziato un grave problema: alcuni non salvaguardano i pesci da sofferenze atroci. Molti vivono in condizioni miserabili, stipati in gabbie e vasche sovraffollate. Altri devono sopportare morti dolorose e prolungate.
Tra le pratiche consentite da alcune delle certificazioni citiamo:
- fino a 14 giorni di digiuno;
- sovraffollamento in vasche di dimensioni ridotte o gabbie marine;
- macellazione con un processo estremamente lento e doloroso senza un adeguato stordimento previo;
- abbattimento delle foche selvatiche e ferimento di delfini.
Fai la differenza
Come gli altri animali, i pesci sono esseri complessi dotati di emozioni. Ciononostante, continuano a soffrire nel silenzio assordante dell’indifferenza. I pesci non possono far sentire la propria voce e per questo dobbiamo farci noi portavoce della loro sofferenza.
Queste certificazioni si concentrano sulla sostenibilità dello stock ittico e dell’ambiente, chiaramente cause importanti, ma dovrebbero impegnarsi anche per la protezione del benessere dei pesci.
FAI LA DIFFERENZA: scrivi subito ai responsabili di queste certificazioni chiedendo che vengano introdotti o migliorati i criteri relativi alle condizioni di vita di miliardi di pesci.