Lettera aperta
Al Governo italiano presieduto da Giorgia Meloni, ai governi nazionali, ai responsabili politici e ai leader delle grandi aziende
Ogni giorno, una quantità impressionante di cibo viene sprecata non perché va a male o finisce nei cassonetti dei supermercati, ma perché viene utilizzata per nutrire gli animali allevati in modo intensivo. Cibo che potrebbe sfamare le persone viene invece trasformato in mangime per animali intrappolati in un sistema agricolo industriale inefficiente e insostenibile. A livello globale, ogni anno vengono sprecati circa 766 milioni di tonnellate di cereali per nutrire gli animali negli allevamenti intensivi, una quantità superiore a quella sprecata dalle famiglie (631 milioni di tonnellate), dalla ristorazione (290 milioni di tonnellate) o dalla vendita al dettaglio (131 milioni di tonnellate).
Questo accade perché grandi quantità di colture commestibili, come i cereali e la soia, non vengono utilizzate per nutrire le persone. I terreni che potrebbero produrre cibo nutriente sono destinati alla coltivazione di cereali per gli animali allevati in modo intensivo, con un costo elevato per il pianeta, la salute pubblica e la vita degli animali intrappolati in questi sistemi.
Nel frattempo, in molti paesi altamente industrializzati, vengono utilizzati fondi pubblici per finanziare la produzione su larga scala di cereali, non per nutrire le persone, ma per alimentare gli animali negli allevamenti intensivi: un sistema dispendioso che danneggia il pianeta e prosciuga le risorse.
L'allevamento industriale è considerato efficiente e necessario per combattere la fame e sfamare la crescente popolazione mondiale. Tuttavia, un nuovo rapporto di Compassion in World Farming International mostra che l'allevamento industriale è profondamente inefficiente e, inoltre, sta mettendo a repentaglio la sicurezza alimentare globale.
Gli animali, infatti, convertono i cereali in carne e latte in modo molto inefficiente. Questo scarso tasso di conversione dei cereali commestibili per l'uomo in carne e latte da parte degli animali significa che la produzione animale industriale non rafforza la sicurezza alimentare, ma la compromette. Non fornisce proteine, ma spreca questo nutriente vitale. Il nostro rapporto stima che, se i cereali attualmente somministrati agli animali fossero destinati direttamente all'alimentazione umana, si potrebbero evitare 1,4 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra all'anno.
La graduale eliminazione dell'uso dei cereali come mangime libererebbe grandi quantità di terreno coltivabile che potrebbe essere destinato alla produzione di alimenti per il consumo umano diretto, come frutta, verdura, legumi, nonché noci e semi, che contribuiscono tutti a una dieta varia, sana e nutriente.
Ecco perché chiediamo un piano "Food Not Feed" (Cibo, non mangime) incentrato sulla riduzione dei mangimi. Riducendo l'uso di colture alimentari per gli allevamenti intensivi, potremo liberare risorse, compresi i fondi pubblici attualmente destinati a sostentare sistemi insostenibili, per garantire alle persone cibi più sani e accessibili e per sostenere sistemi agricoli che assicurino una vita dignitosa agli animali.
Di seguito, le azioni necessarie per raggiungere questo obiettivo:
- Definire un piano chiaro per ridurre la dipendenza dai cereali e dalla soia come mangimi per animali.
- Garantire che i terreni agricoli produttivi siano utilizzati per coltivare alimenti per le persone e non mangimi per gli animali.
- Eliminare gradualmente i sussidi pubblici che sostengono la produzione di cereali e soia destinati ai mangimi.
- Sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dello spreco alimentare causato dall'allevamento intensivo.
- Riformare gli acquisti pubblici di generi alimentari, in modo che scuole, ospedali e istituzioni di assistenza possano svolgere un ruolo da protagonisti nel passaggio a diete sostenibili e ricche di vegetali, nonché nell'approvvigionamento più responsabile.
- Incoraggiare l'adozione di diete ricche di vegetali e flessibili, fissando obiettivi di riduzione del consumo di alimenti di origine animale nelle popolazioni ad alto consumo, in linea con gli obiettivi climatici, di biodiversità e di sostenibilità.
- Chiedere a banche pubbliche e commerciali, fondi di investimento e istituzioni multilaterali di smettere di finanziare l'allevamento intensivo e la produzione zootecnica industriale.
Adottando queste politiche, potrete contribuire a costruire un sistema alimentare più equo e sostenibile che dia la priorità ad alimentare le persone e non gli allevamenti intensivi, che costituiscono un sistema non sostenibile.